Essere apprezzati per ciò che si è e non per gli errori commessi rappresenta un valore fondamentale.
Ogni anno, i giovani della comunità alloggio “Il Sogno” di Napoli si godono una meritata pausa attraverso un’esperienza unica presso una residenza estiva.
Quest’anno, a condividere questa esperienza è stato un ragazzo che, essendosi unito a noi all’inizio dell’anno, è stato coinvolto per la prima volta. La sua entusiasmante partecipazione è stata così travolgente che ha desiderato raccontare ciò che ha vissuto.

“Sono Francesco e sono stato collocato nella comunità “il Sogno” da gennaio 2023.
Dal 1 al 18 agosto insieme a tutti gli altri ragazzi, ho trascorso una settimana di vacanza a Pescopagano in Basilicata a casa della mia educatrice.
Ricordo ancora che non avrei mai voluto partecipare a questa esperienza perché avrei preferito avere più giorni di permesso da passare con la mia famiglia, ma dal primo giorno mi sono dovuto ricredere.
Mi sono subito sentito parte di una grande famiglia; ho conosciuto persone che mai avrei creduto di conoscere.



Sono stato benissimo e senza troppi pensieri per la testa come di solito mi accade. Mi sono divertito tantissimo e ho fatto un sacco di esperienze bellissime: sono andato a pesca, ho giocato in spiaggia, sono andato Al parco acquatico, ho fatto giochi di squadra, sono andata in sala giochi ed ho mangiato tante cose buone.



Più di ogni altra cosa, ho realizzato che la vita è ricca di sfumature e che mostrandosi autentici e veri, possiamo conquistare l’apprezzamento e l’affetto anche di persone appena incontrate, andando oltre gli errori commessi in passato.
Sarebbe stato bello se questa vacanza non fosse mai finita, ma sono certo che questa settimana rimarrà incisa nel mio cuore per sempre….”

Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
