Si rinnova anche questa estate 2021 l’appuntamento con la riqualificazione delle spiagge per i ragazzi della comunità educativa “16 Agosto” di Bari

Anche in questo 2021, i dati diffusi dall’indagine Beach Litter non sono affatto incoraggianti. Emerge, infatti, che sulle nostre coste vi sono, in media, 783 rifiuti ogni 100 metri, uno dei dati più alti di tutta Europa.
La tipologia di materiali che ogni anno vanno ad inquinare le nostre spiagge sono svariati: plastica, vetro, metalli, gomma e tessili, cibo ed altri prodotti chimici e sintetici.
La bonifica delle spiagge diviene dunque un’operazione sempre più delicata, dispendiosa e difficile da completare a 360°. Molti di questi rifiuti finiscono, infatti, inevitabilmente in mare, dove il loro recupero e smaltimento diviene più improbabile, creando importanti danni ambientali nel breve e lungo termine. Le acque in cui noi stessi ci immergiamo sono sempre meno salubri, i pesci rimangono impigliati nei nostri rifiuti e degli stessi si nutrono, morendo così avvelenati o peggio ancora finiscono sulle nostre tavole.
Occorre dunque sensibilizzare i bagnanti di tutte le età affinchè questa situazione possa negli anni migliorare ed è necessario che ognuno di noi costituisca un esempio per il prossimo così da poter regalare alle generazioni future un mondo più pulito, partendo dalle piccole e significative azioni quotidiane.
È proprio questo il senso dell’iniziativa dei ragazzi della comunità educativa “16 Agosto” di Bari, ormai al secondo appuntamento annuale: unire l’utile al dilettevole, nel campo del sociale, anche durante la consueta pausa-vacanza estiva da tutte le attività in cui gli ospiti sono quotidianamente impegnati.
Anche quest’anno, i nostri ragazzi hanno, nel loro piccolo raccolto tanti rifiuti lasciati dai bagnanti più disattenti sul litorale metapontino, ove si erano recati per godere di qualche giorno di mare in totale relax e spensieratezza con il loro educatore Valerio, dando esempio a tutti dell’importanza del prendersi cura del nostro pianeta, degli spazi che occupiamo in qualità di ospiti e soprattutto che il bene fatto, torna sempre indietro.
Lorenzo Ursi, Educatore Comunità educativa “16 Agosto” di Bari







Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
