“In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare.” Don Bosco
Aprendo la porta di CasaGio, la nostra casa famiglia di Foggia, questo è quello che si legge: una grande scritta sul muro che ci ricorda ogni giorno ciò in cui crediamo, il nostro carisma salesiano.

Questo credo non è soltanto una citazione o un semplice riferimento, ma uno stile di vita che si è concretizzato a pieno nel musical “Don Bosco Save My Soul”: lo spettacolo andrà in scena il 3 febbraio 2023 presso il Teatro del Fuoco di Foggia, ore 20.30.
L’idea di questo spettacolo nasce dalla volontà di poter raccontare, nel mese dedicato a Don Bosco, la sua storia attraverso gli occhi di quegli stessi ragazzi che sono stati l’anima del suo sogno e di tutto quello che successivamente ha realizzato e che ancora oggi, grazie a salesiani e laici, continua a vivere in tutto il mondo.
I protagonisti di “Save My Soul: Don Bosco il Musical” sono proprio i ragazzi accolti a CasaGio: tra scene esilaranti e commoventi, attraverso canti e balli che ci guideranno in fiume continuo di emozioni e ricordi.
La storia di un ragazzo che si troverà ad un bivio tra il bene e il male, ad affrontare se stesso e i suoi demoni, ma mai solo: accompagnato da uno strano trio di angeli che lo guiderà nel viaggio verso la scoperta della sua “corda sensibile”.
Il ricavato dello spettacolo sarà interamente devoluto alla casa famiglia comunità-alloggio CasaGio di Foggia, una delle otto comunità per minori dell’Associazione Piccoli Passi Grandi Sogni che opera in tutto il sud Italia, in particolar modo con le sue case in Campania e Puglia.
Lo spettacolo segue una linea narrativa che ritroviamo anche nelle storie di vita dei nostri ragazzi: storie di riscatto, dolore, speranze e delusioni, momenti di vita in cui sembra non ci sia via di fuga a quel buio che prende il sopravvento quando ci troviamo a guardare ancora una volta una barca piena di migranti in mezzo al mare, un giovane che nuovamente sta per compiere una scelta sbagliata, una famiglia che sembra sempre più lontana. In questo viaggio di fantasia, che poi fantasia non è, ci auguriamo di poter essere quella luce che dona speranza e salvezza e perché no, qualche momento di sana allegria.
Vi aspettiamo!!

Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
