Kilani Mohamed Ahmedal premiato per il progetto GreenBite TechLab: un giovane talento verso Expo 2025.

Il 23 settembre 2025, presso il prestigioso Grand Hotel Villa Torretta di Sesto San Giovanni (MI), si è tenuta la cerimonia di premiazione del bando “IO SONO FUTURO”, promosso da Scuola Centrale Formazione e Fondazione della FRERA. Tra i protagonisti dell’evento, anche il giovane Kilani Mohamed Ahmedal, premiato con una borsa di studio per la sua partecipazione al progetto vincitore GreenBite TechLab.



Il progetto, sviluppato dagli alunni del corso per Operatore della Ristorazione dell’I.R.F.I.P.-ETS, finanziato dalla Sezione Formazione Professionale della Regione Puglia, con il supporto della docente di Italiano, ha conquistato la giuria per la sua originalità e visione sostenibile. GreenBite TechLab sarà presentato a Osaka (Giappone) in occasione dell’Expo Universale 2025, che si terrà dal 5 al 12 ottobre presso il Padiglione Italia.
Kilani, selezionato come rappresentante del gruppo, avrà l’onore di partecipare all’esposizione internazionale, portando con sé non solo il frutto del lavoro svolto, ma anche un messaggio di impegno, inclusione e futuro. La borsa di studio assegnata dalla Scuola Formazione Centrale rappresenta un riconoscimento importante del suo percorso formativo e personale.
Un traguardo che testimonia come talento, dedizione e opportunità possano aprire le porte a esperienze straordinarie.
Federica Sacenti, Presidente Nazionale di Scuola Centrale Formazione: «La nostra presenza a un evento di portata mondiale come Expo Osaka riflette la visione strategica di Scuola Centrale Formazione: preparare gli allievi della Formazione Professionale alle necessità dei mercati globali, anche promuovendo l’internazionalizzazione delle loro competenze. Questa iniziativa si inserisce perfettamente nelle attività con cui supportiamo i nostri enti associati e incentiviamo l’innovazione didattica. Per noi, l’obiettivo non è solo premiare le idee, ma costruire un contesto in cui i nostri allievi siano protagonisti attivi del proprio percorso, fornendo loro gli strumenti per trasformare un’opportunità internazionale in un solido progetto di vita e di lavoro»
Gessica Borrelli, Educatore Comunità Alloggio “CasaGio” di Foggia.

Dalla festa di don Bosco, la Casa canonica è diventata casa di accoglienza per tre giovani migranti. Succede a Torre Annunziata e la canonica in questione è quella della parrocchia Santa Maria del Carmelo, affidata ai salesiani presenti nella città oplontina fin dal 1929 e divenuti, nel corso degli anni, un punto di riferimento significativo per tantissimi giovani della città e per tutto l’ambiente cittadino, dal punto di vista spirituale, ma anche civile e sociale. Quest’idea è nata nel settembre 2015, dopo aver ascoltato le parole di Papa Francesco: “Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede di essere prossimi dei più piccoli e abbandonati. Ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario ospiti una famiglia”. Da queste parole, abbiamo trovato l’ispirazione per il nostro progetto. Vogliamo rispondere concretamente all’appello del Papa, in continuità con quanto già cerchiamo di fare quotidianamente: accogliere gli ultimi, fare attenzione alla marginalità attraverso l’oratorio e la casa famiglia. Qui in parrocchia avevamo la casa canonica disabitata, e quindi abbiamo pensato di arredarla per aprirla a chi ha bisogno. Così l’abbiamo ribattezzata “Casa del Carmelo” ed é iniziata quest’avventura. Insieme alla comunità parrocchiale, abbiamo voluto rispondere fattivamente. Proprio la reazione dei parrocchiani ci ha un po’ stupito, non ci aspettavo tanta generosità. All’inizio eravamo un po’ scettici, ci sembrava un obiettivo troppo difficile da realizzare. Quando abbiamo deciso di usare la casa canonica per ospitare chi ha necessità, c’era l’urgenza di fare dei piccoli lavori nell’abitazione e arredare l’appartamento. Ora incredibilmente siamo in una situazione per la quale abbiamo più mobili dello stretto necessario, le persone hanno risposto con immenso altruismo. Siamo un territorio dotato di grande spirito di accoglienza. Ad oggi non sappiamo per quanto tempo si fermeranno i tre ragazzi. L’alloggio non è certamente pensato come una dimora fissa, ma come luogo per rispondere in modo immediato almeno ai bisogni primari o di chi è stato costretto a lasciare il proprio paese o magari a ragazzi a rischio, che divenuti maggiorenni, non possono più stare in Casa famiglia e non hanno ancora un posto dove andare. Siamo molto contenti di poter dire, che grazie al nostro aiuto, i tre ragazzi accolti, hanno già iniziato a lavorare presso alcuni ristoranti locali. Questo permette loro di cominciare a integrarsi nel nostro territorio. Una storia inizia con don Bosco e che continua .
