Il teatro dell’oppresso come strumento di inclusione
Non una semplice rappresentazione teatrale alla quale si è soliti assistere, bensì una serie di giochi, esercizi e tecniche per portare allo scoperto i conflitti sociali più frequenti, ricercando possibili scenari e soluzioni. È il teatro dell’oppresso, nato in Brasile negli anni ’60, grazie ad Augusto Boal, come strumento educativo che abbraccia diversi ambiti: cultura, arte, politica, psicoterapia, diversità sessuali, inclusione giovanile e dipendenze.
Lo scopo di questo tipo di rappresentazione è indurre il fruitore al cambiamento, partendo da una esperienza reale e diretta, per mediare ai problemi quotidiani di natura conflittuale. La parola assume un ruolo di primaria importanza, in quanto, in una società fondata sullo scambio verbale, essa rappresenta lo strumento di partenza per lo scioglimento di nodi cruciali
La scorsa domenica 4 settembre, presso il “Giardino dei limoni” di Conversano, i nostri ragazzi, della comunità educativa “16 Agosto” di Bari, hanno assistito ad una performance avente come argomento bullismo e devianza giovanile. Un tema da loro molto sentito, visti i loro errori passati e la loro estrazione sociale. Una rappresentazione grazie alla quale hanno potuto rivivere scorci del loro passato, nelle vesti di oppressori quali erano, ed hanno allo stesso tempo potuto interagire ponendosi però dalla parte dell’oppresso. I nostri ospiti compreso, a livello emotivo, quale è stato il loro cambiamento, come sono mutati i loro sentimenti ed i loro punti di vista grazie al percorso che stanno affrontando nella nostra comunità. I ragazzi sono anche stati particolarmente entusiasti nell’apprezzare il lavoro svolto da Isak, nostro ospite, che ha contribuito attivamente all’ottima realizzazione dello spettacolo occupandosi, assieme ad altri coetanei, della cura delle scenografie.
Lorenzo Ursi- Educatore della comunità educativa “16 agosto” di Bari.