Dall’urlo di agonia ad un urlo di speranza, 15 anni dall’omicidio di Matilde Sorrentino

26 Marzo 2004 viene assassinata sull’uscio di casa Matilde Sorrentino, l’8 Dicembre dello stesso anno i salesiani intitolano la comunità per minori a Mamma Matilde.

Il giorno 26 marzo si è tenuto presso la casa salesiana di Torre Annunziata un momento commemorativo in ricordo di Matilde Sorrentino, mamma uccisa per mano della camorra dopo aver denunciato, insieme ad altre due mamme, una banda di pedofili del territorio torrese che abusava dei propri figli.
La criminalità è una piaga troppo forte che affligge la nostra città pertanto si è pensato di dare una risposta forte attraverso lo sport.
Alle ore 15:30 ha avuto inizio una staffetta della legalità e a seguire una partita di calcio che ha visto come partecipanti attivi i ragazzi in misura cautelare delle comunità salesiane della Campania, esponenti delle forze dell’ordine nonché giornalisti che si sono sfidati in due squadre miste. Tali attività sportive hanno mostrato una scena forse atipica, una coesione tra chi ha avuto problemi di giustizia, tra chi la giustizia la rappresenta e chi quotidianamente racconta l’illegalità attraverso i fatti di cronaca, creando così un quadro d’insieme auspicabile; tutti uniti per il bene. È stato emozionante, inoltre, per noi che assistevamo a questi giochi da bordo campo fare un tifo unico indipendentemente dai ruoli ricoperti da ciascuno, unendo le nostre voci contro un solo avversario, l’illegalità che dilaga.
Alle ore 18:00 ci siamo poi recati tutti nel piazzale antistante la Chiesa di Sant’Alfonso dove i ragazzi della comunità “Mamma Matilde” hanno deposto i fiori sotto la statua in onore delle vittime di camorra insieme a Don Franco Gallo, ai rappresentati delle istituzioni locali.
Don Antonio Carbone dopo aver letto i nomi delle vittime innocenti di camorra di Torre Annunziata ha concluso dicendo: “la porta di casa che Matilde ha aperto per l’ultima volta non si è più chiusa. Da quella casa si sono innalzate urla che hanno lasciato una ferita aperta in questa comunità. Urla che hanno acceso l’impegno delle associazioni che difendono i diritti delle donne, di camorra e di violenza. Attraverso la cultura la fede e l’impegno possiamo far si che da quella casa non escono più urla di rabbia e disperazione, ma profumo di rinascita”.
Infine, la giornata si è conclusa con un dialogo tra i ragazzi delle comunità salesiane e Beatrice Federico, moglie di Raffaele Pastore anch’esso vittima di camorra, per sensibilizzare i ragazzi impegnati in un percorso di recupero attraverso storie di vita reale.

 

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Maria Casciello, volontaria Servizio Civile Nazionale comunità alloggio “Peppino Brancati”