Minori in difficoltà e baby rapinatori, a Caserta c’è Casa Pinardi

di Gianfrancesco Coppo

Assenza di valori, dispersione scolastica, disoccupazione, povertà, abbandono, disagio familiare e sociale. Sono questi i principali fattori che lasciano campo libero ad una sempre più dilagante criminalità giovanile. I dati ISTAT non lasciano spazio a dubbi: in provincia di Caserta i delitti commessi dai minori sono in forte crescita e quelli più diffusi sono le rapine, i furti, lo spaccio di stupefacenti e le lesioni dolose.

In base a quanto prescritto dall’articolo 28 del DPR 448/88, rispetto ai minori autori di reato il giudice, sentite le parti, può disporre con ordinanza la sospensione del processo per valutare la personalità del minorenne all’esito della messa alla prova in Comunità. In questo modo, il giovane reo non è più soggetto passivo destinatario di una sanzione statale, ma “soggetto attivo” a cui viene chiesto di rimediare agli errori commessi e ai danni procurati attraverso la sua condotta criminosa.

Ed è proprio a questo punto che entra in gioco “Casa Pinardi”, Comunità alloggio per minori sorta il 17 Aprile 2010 all’interno dell’Opera Salesiana di Caserta, attualmente guidata da don Gino Martucci, per combattere le forme di disagio del territorio.

La struttura, opera salesiana costituita da operatori sociali laici che garantiscono l’autonomia educativa,  può ospitare un massimo di 8 minori di sesso maschile, di età compresa tra i 13 e i 18 anni,  anche se la permanenza degli ospiti può essere estesa fino al compimento del ventunesimo anno di età nei casi in cui sia necessario il completamento del percorso educativo e di recupero.

Ad essere accolti sono sia i minorenni che, per incuria, abusi e inadeguatezza dei genitori, vengono allontanati dalle famiglie di origine, sia quelli che commettono delitti. Ci sono anche i minori stranieri non accompagnati (MSNA), che specie negli ultimi anni sono aumentati in maniera esponenziale a causa dell’intensificarsi dei flussi migratori nel Mediterraneo. Ogni giorno una equipe di professionisti, composta da educatori professionali, una psicologa, operatori per l’infanzia e volontari civili, segue i ragazzi in tutte quelle attività che risultano essere indispensabili per una crescita sana e consapevole.

Assistenza 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, in ambiente salubre ed accogliente. Gli ospiti beneficiano di cure e servizi come vitto, alloggio, assistenza sanitaria, psicologica ed educativa. Entro 30 giorni dalla presa in carico del minore, in accordo con i Servizi sociali, per ogni ragazzo viene stilato un PEI (Progetto Educativo Individualizzato) sulla base delle condizioni fisiche, psicologiche, sociali e familiari del giovane, affinché possa avere uno sviluppo equilibrato della personalità. Focalizzando l’attenzione sul preminente interesse del minore, l’obiettivo è quello di costruire un’alleanza emotiva e professionale tra gli operatori ed i ragazzi ospiti in Comunità, in un processo di educazione e di riparazione dei danni subiti negli ambienti di provenienza.
Grande rilievo viene dato all’inserimento scolastico e alla formazione professionale: ogni minore, infatti, ha la possibilità di essere seguito nel suo percorso di studi e, ove ciò non sia possibile, viene indirizzato verso una formazione professionale che gli consenta di mettere a frutto quelle che sono le sue potenzialità.

Il tempo libero è organizzato tenendo conto delle caratteristiche e delle inclinazioni di ogni ospite, soprattutto attività sportive (calcio, basket, palestra, ecc.) e di Volontariato per consentire ai giovani di sfogarsi e conoscere altre realtà. E’ possibile, inoltre, frequentare corsi di musica, teatro, canto, laboratori artigianali e creativi. Grazie alle numerose iniziative dell’Oratorio-Centro Giovanile Salesiano, diretto da don Donato Bosco, i momenti di svago, confronto e conoscenza dei coetanei non mancano.

Ciro Avallone, responsabile di “Casa Pinardi”, non nasconde la grande preoccupazione per una situazione, quella dei giovani delle province di Napoli e Caserta, che sta degenerando velocemente. D’altro canto, però, è convinto che non sia realistico pensare alla repressione come unico strumento per contrastare il fenomeno né, come proposto di recente, all’abbassamento dell’età imputabile. Solo utilizzando modelli educativi validi come quello di don Bosco e lavorando in sinergia con i Servizi sociali e il Tribunale per i Minorenni, è possibile aiutare tanti giovani a trovare valide alternative alle realtà criminali, guardando al futuro con fiducia.

 

Fonte: Il Mattino