“NOI NON SIAMO A FORTAPASC!”

Anche quest’anno eravamo lì, con loro, con Lui, a ricordarlo con affetto e partecipazione. Perché davvero (come testimonia la foto) “Giancarlo Siani è uno di noi”, “Noi non siamo a fortapasc!”

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Questo è il messaggio che noi educatori delle comunità Mamma Matilde e Peppino Brancati abbiamo voluto trasmettere ai nostri ragazzi accolti nelle nostre comunità a Torre Annunziata , partecipando alla manifestazione tenuta il 24 settembre  all’istituto comprensivo “Giancarlo Siani” in ricordo del Giornalista ucciso il 23 settembre di 33 anni fa dalla camorra nella sua mehari mentre rientrava a casa.  Per chi come noi vive da educatore non può sottrarsi a questi momenti di Legalità insieme ai nostri giovani e ad  fitta rete che si tesse tra Scuola, Comune, Associazioni Sportive, Associazioni di Promozione Sociale, Genitori che si adoperano per il  bene del nostro territorio e per il futuro dei nostri figli.

Fortapàsc è un termine volutamente storpiato che evoca il Fort Apache della tradizione western rendendo il senso dell’assedio alla città da parte della malavita. Nello stesso tempo descrive la drammatica situazione partenopea nei giorni dall’assassinio di Giancarlo Siani, ucciso a soli 26 anni da un commando camorrista nel 1985. Mentre i cronisti vittime della mafia sono stati numerosi, Siani è l’unico giornalista eliminato dalla camorra perché nelle sue coraggiose inchieste per Il Mattino (prima da Torre Annunziata e poi da Napoli) aveva il difetto imperdonabile di informarsi, di verificare le notizie, di indagare sui fatti e di denunciare i misfatti.

Giancarlo Siani è uno di noi, cosi recitava uno striscione affisso al muro, e i nostri ragazzi gli hanno reso omaggio, perché Giancarlo Siani è veramente uno di noi, lo è sempre stato da quando ha iniziato a scrivere lo schifo della camorra.

I nostri ragazzi lo devono ben sapere che Siani non ha fatto altro che raccontare ciò che ha visto a Torre Annunziata, ciò che è la camorra, Non ha inventato nulla. Cosa c’è di sbagliato in tutto questo? Anzi, Cosa c’è di giusto nell’essere ammazzati con 10 colpi di pistola, quando l’unica arma usata da Giancarlo è stata una macchina da scrivere ed un foglio di Giornale? La camorra, che a volte si erige a paladina della giustizia, ha ucciso per coprire il suo schifo, ma non ha fatto altro che farne emergere di più.

Noi educatori abbiamo provato a far fare ai ragazzi questa riflessione:  La camorra non va osannata, va osannato invece ciò che la distrugge. Una settimana fa, sulle nostre comunità, alle 04.30 del mattino, volava un elicottero dei carabinieri con una luce fortissima che entrava nelle stanze delle due comunità. I ragazzi si sono svegliati e si sono chiesti cosa stesse succedendo. Con orgoglio Abbiamo potuto dire che stavano effettuando un blitz alla camorra in uno dei rioni di Torre Annunziata. Giancarlo Avrebbe scritto con orgoglio un articolo di giornale su tutto ciò, magari intitolato proprio:“NOI NON SIAMO A FORTAPASC”.

A Giancarlo.

Gli educatori delle comunità Peppino Brancati e Mamma Matilde.

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